Sulla pagina bianca di nebbia
si intrecciano e si sovrappongono
con trasparenze di trine
lavorate da antiche mani rugose
spezzandosi
come segni d’acquaforte
i rami invernali
nei campi del Veneto.
Dietro la casa
al ricordo di una vigna
si attaccano i merli
al vino di casa
si raccontano i vecchi
agli odori di stalla
si artigliano ricordi
di quando eravamo così piccoli
da perderci in un metro di nebbia
da appenderci a un ramo di fico
senza romperlo
con peso di scricciolo.
Ora accanto agli orti
galline conigli automobili
e camion grigi di traffico
gelano il passato il presente
sciolgono in nulla catene parentali
e soprannomi
di contrade.
Da dove vengo?
Le mie case sono quadrate
e severe
come solide zie
che sanno versare la polenta
e pregare così di furia
come lavorano.
A chi appartengo?
Il mio ricordo è fuoco
di camino
e sedie impagliate
visceri di gallina vacche letamai
e gattini in soffitta.
In quale solco
di quale terra
ho perduto tutto questo
e che ne ho avuto in cambio?
Generi di conforto
e tranquillanti
non ha importanza.
Ogni radice
abbarbicata al proprio sasso
ha il proprio ramo
ha il suo ricamo
graffiato
sullo schermo del cielo.
Mara Bagatella
4 commenti:
grazie!
;)
Commento dell'autrice: è un po' difficile per me commentare questa poesia, dato che l'ho scritta qualche anno fa (non ricordo nemmeno quando).
Parla dei miei ricordi personali, di quando, da piccola, passavo diverso tempo a casa dei miei zii, o nella contrà in cui è nata mia madre. Mia mamma ha origini contadine, e non si è mai vergognata di questo, le piaceva portare i figli in campagna perchè crescessero a contatto delle stesse cose che aveva vissuto lei: il senso di libertà di stare all'aria aperta e il disagio di dover andare in stalla o sul letamaio per fare la pipì...
Oggi invece dobbiamo organizzare le gite scolastiche nelle fattorie perchè i ragazzini si rendano conto di com'è fatta una mucca. I contadini sono pochissimi perchè è un lavoro che non conviene. Abbiamo perso la nostra identità culturale, anche se qualche nostalgico si ostina a pubblicare libri di memorie noiosissimi e brutte poesie in dialetto veneto. I Veneti hanno molti difetti, è vero, ma hanno anche pregi insospettabili, che spesso tirano fuori solo nei momenti di estrema necessità. Le comodità a cui ci ha abituato la vita moderna rischiano di farci dimenticare questi pregi: la capacità di fare dei sacrifici e di lavorare senza risparmio per il raggiungimento di un obiettivo, ad esempio... e non sempre questo obiettivo era l'accumulo di denaro.
Ho dei bellissimi ricordi, tanto per dirne una, della ricostruzione dopo il terremoto del Friuli nel '76. Partirono in tantissimi, dal Veneto, compresi i miei genitori, che mi portarono con loro anche se ero molto piccola. Vorrei che la gente capisse che anche adesso ci sono grossi problemi e che è tornato il tempo di rimboccarsi le maniche.
Qualcuno lo sta già facendo... continuiamo, forza ragazzi!
Sui Veneti, un'opera che consiglio, di un artista vero, è il video dello spettacolo "Bestiario Veneto" di Marco Paolini. Strepitoso!
Adoro Paolini! Quello che scrivi mi riporta a certi racconti del dopoguerra. Mi ricorda quello che mi raccontavano i miei genitori e i miei nonni, gente del Sud, gente che ha lavorato la terra. Che poi ha cercato fortuna altrove. Il sud agricolo, il Veneto agricolo e lavoratore. Mi viene nostalgia di un passato che non ho vissuto. Purtroppo la realtà ora è completamente diversa. Le generazioni (non solo i ragazzini) attuali hanno perso quella cultura rurale tanto positiva, per la quale i nostri genitori di certo non avevano nulla da vergognarsi. Come scriveva Pasolini, anche la classe proletaria e contadina ha tradito la sua vera cultura per orientarsi verso modelli borghesi che non le sono mai stati propri. E quindi il modello è ora quello dell'arricchito-non-ancora-borghese, che insegue un sogno irrealizzabile e affoga nel vizio e nel fugace lusso ogni sua disillusione... Quelli che lottano contro questa situazione siamo noi, che non abbiamo dimenticato certe esperienze e certi racconti. L'Italia ha perso la sua memoria, lo vedi anche nel ritorno del fascismo. Noi no! ;)
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