giovedì 26 novembre 2009

Si avvicinano i saldi...

Dunque, si avvicina Natale e quindi bisogna prepararsi per tempo, onde evitare le corse dell'ultimo momento. Non sto qui a fare il noiosone moralista del tipo "spendete poco", "spendete con coscienza", "non fatevi attirare dalle sirene del capitalismo occidentale che mercifica le feste", ecc... ecc.. tutte cose che avete già interiorizzato, altrimenti non sareste qui a leggere le mie ca##ate...

Vi do un paio di suggerimenti utili. Non troverete nulla che vi piacerà davvero, perché se c'è qualcosa che vi piace, sicuramente hanno già smesso di produrla! Anche qualora troviate qualcosa che incontri i vostri gusti, sappiate che probabilmente non troverete la misura giusta; se troverete la misura giusta, allora non vi starà affatto bene; se anche dovesse starvi bene, allora avrà un costo eccessivo e qualora potrete permettervela, sicuramente si romperà la prima volta che la indosserete! (Legge di Hadley sull'acquisto degli indumenti).

Comunque non crediate di cavarvela con i saldi, perché tutto ciò che vorrete veramente comprare, sicuramente non sarà in saldo (Principio di Finman sui saldi).

Non cercate l'esclusività, perché se esiste un articolo con un solo prezzo, questo prezzo sarà sicuramente assurdo (banale legge di mercato). Anche perché se ce n'è un pezzo solo, allora lo vorranno tutti (Legge di Lewis)!

Se ancora non vi è bastato per dissuadervi dallo shopping natalizio, allora è meglio che conosciate anche la Legge di Gold (applicabile a ogni tipo di articolo):

"Se la scarpa calza bene, è brutta".

martedì 17 novembre 2009

Lontano da tutti



Avete presente i pulcini? Avete presente quando si accalcano uno addosso all'altro avviluppandosi in simpatici grovigli di pelo? Ce sempre un puffetto giallo che sbuca fuori dal gruppo e se ne va per i fatti suoi. Uno a cui tutta quella confusione proprio non va a genio.

Come per uno di quei misteri della natura, per cui tutte le cose sembrano comportarsi alla stessa maniera, anche i bambini hanno atteggiamenti simili quando si ritrovano in branchi! Andate a vedere una partitella di calcio tra bambini delle elementari, vi divertirete un mondo. Un nugolo di boccia scatenati che, tutti insieme appassionatamente, rincorrono il pallone-chioccia e quando finalmente lo raggiungono, partono per la tangente, indipendentemente da dove si trova la porta e dalla direzione giusta per far gol! Il primo che prende la palla va e corre come un matto dritto dritto fino ad uscire dal campo e se il papà o l'allenatore non lo fermano, finisce per darsi alla macchia, tipo Forrest Gump. E con tutti gli altri ventun bambini (anche i portieri) dietro a rincorrerlo! Non è un caso che le categorie dei ragazzetti dagli otto ai dieci anni si chiamino proprio così: i pulcini.

Anche tra i pulcini umani calciofili ce n'è sempre uno a cui non piace stare nella folla, uno che va dall'altra parte e se è abbastanza talentuoso, alza pure la testa e cerca di andare in porta.

Io da piccolo ero quello che andava dall'altra parte, non necessariamente nella direzione giusta e il più delle volte a testa bassa, ma sempre dall'altra parte. Ed ero abbastanza bravo e veloce da non essere quasi mai raggiunto.

In classe, quando facevo le elementari, funzionava più o meno nello stesso modo - e credo che le cose, nonostante sia passata un'era geologica, non  siano cambiate di molto. C'è sempre quello più sveglio o più strambo e originale a cui tutti vanno dietro per imitazione!

A volte è il bullo di turno, a volte è quello più sgamato. Ai 'miei tempi' ce n'era uno veramente sveglio. Aristocratico, biondo con gli occhi azzurri, già figo a dieci anni. Figlio di imprenditori, lui si che la sapeva lunga sul mondo e sulla società. Suo papà gli aveva aperto gli occhi e quindi Stefano sapeva benissimo che il mondo apparteneva (e appartiene) a quelli come lui.

In classe erano tutti assiepati attorno al suo banco e si sprecavano i racconti - più o meno romanzati - delle sue imprese eroiche. Il filo conduttore era sempre la superiorità della razza a cui apparteneva, quella di suo padre, il borghesotto milanese arricchito, quello per cui i comunisti mangiavano i bambini e Mussolini voleva rendere grande la Nazione!

Ovviamente lui era anche il bullo di turno e ogni buon bullo che si rispetti deve insegnare agli altri come si trattano i perdenti. Il perdente allora era Marco, un ragazzo cicciottello, molto cicciottello, davvero enorme: una massa basculante di vera pasta di grano duro con guanciale! Marco, per non farsi mancare nulla, era anche noto per la disgustosa abitudine di scapperarsi allegramente e poi appiccicare il trofeo sotto il banco. Una vera schifezza, che a me però faceva impazzire, un misto di terrore e irrefrenabile curiosità. Come al solito, standomene lontano dalla massa e dalla cerchia del bullo, avevo seguito la mia inclinazione a simpatizzare per i più deboli o quelli più strambi. Ero diventato il migliore, anzi l'unico amico di Marco! 

Marco lo rividi qualche anno dopo, dimagrito e in piena forma. Ci incrociammo, ormai adolescenti, in una via del paese e fummo felici di rivederci.

Stefano non l'ho più rivisto, probabilmente ha preso in mano l'azienda di famiglia, è stato socialista, poi di Forza Italia. Ora magari è in qualche paese tropicale a sniffare come un dannato mentre i suoi dipendenti tirano la cinghia.

Io sono qui, spesso a inseguir farfalle, più o meno come da bambino. E soffro da matti a non essere uno del branco! Qualcosa ho acchiappato, qualche volta ho dovuto desistere per sopravvivere. Qualcosa mi rimane ancora là davanti, qualcosa da inseguire, lontano da tutti...

:-)

venerdì 13 novembre 2009

Saprai che non t'amo e che t'amo

Saprai che non t'amo e che t'amo
perché la vita è in due maniere,
la parola è un'ala del silenzio,
il fuoco ha una metà di freddo.
Io t'amo per cominciare ad amarti,
per ricominciare l'infinito,
per non cessare d'amarti mai:
per questo non t'amo ancora.
T'amo e non t'amo come se avessi
nelle mie mani le chiavi della gioia
e un incerto destino sventurato.
Il mio amore ha due vite per amarti.
Per questo t'amo quando non t'amo
e per questo t'amo quando t'amo.

(Pablo Neruda - Cento sonetti d'amore - 1959)


Sabrás que no te amo y que te amo

Sabrás que no te amo y que te amo
puesto que de dos modos es la vida,
la palabra es un ala del silencio,
el fuego tiene una mitad de frío.
Yo te amo para comenzar a amarte,
para recomenzar el infinito
y para no dejar de amarte nunca:
por eso no te amo todavía.
Te amo y no te amo como si tuviera
en mis manos las llaves de la dicha
y un incierto destino desdichado.
Mi amor tiene dos vidas para armarte.
Por eso te amo cuando no te amo
y por eso te amo cuando te amo.

giovedì 12 novembre 2009

Lo sapevate che la @ (chiocciolina) nasce in Italia?

Ho trovato una storia curiosissima... Ve la riporto di seguito. ;)>



(Tratto da: Documenti per la storia ecnomica dei secoli XIII-XVI. Con una nota di paleografia commerciale a cura di Federigo Melis, Firenze Olshki, 1972) - Seguire questo link per il testo originale con traduzione disponibile sul sito di Repubblica.it

Quella chiocciola antica inventata dagli italiani

di DARIO OLIVERO

C'è chi dice "chiocciola", chi dice "chiocciolina", chi fa l'esperto e dice "at", in inglese. Tutti riconoscono quel simbolo che sta in mezzo a un indirizzo di posta elettronica: la @. Ma da dove viene? Chi ha pensato di utilizzarla facendola diventare uno dei caratteri più importanti della Rete? Perché scegliere proprio quel simbolo? E, soprattutto, chi l'ha inventato? La risposta a tutte queste domande ci riporta indietro di almeno cinque secoli. La chiocciola, tracciata esattamente con quello stilema compare in alcuni scritti del '500. Sono scritti commerciali, lettere mercantili. E sono italiani. Veneziani, per essere precisi. Come, dalla fiorente economia della Serenissima, passando attraverso l'impero navale inglese e sfiorando il mondo arabo e la Spagna, la chiocciola sia sbarcata su Internet, è un viaggio che ha scoperto Giorgio Stabile, docente di Storia della scienza dell'Università "La Sapienza" di Roma.

Stabile, curando una raccolta fotografica per l'Istituto Treccani che dovrà contenere tutti i fatti salienti del secolo, ha approfondito le origini di molti degli aspetti delle nuove tecnologie. Tra questi non poteva mancare Internet né la rivoluzionaria svolta nelle comunicazioni che ha impresso l'avvento della posta elettronica. Ed ecco quindi la ricerca delle origini di quello strano segno presente sulle tastiere dei pc di tutto il mondo.

Professore, come è incominciata la ricerca? "Dal mondo anglossassone. Nei caratteri tipografici del secolo scorso, la @ assume il significato di at a price of, al prezzo di. Un simbolo squisitamente commerciale". E' stato questo l'indizio che ha dato l'input alla ricerca a ritroso attraverso il tempo. Simbolo commerciale, dunque. Quindi, racconta Stabile, bisognava cercare in quella direzione l'antenato che ha consentito al mondo anglosassone di poterlo utilizzare. "Nessun simbolo nasce dal nulla e nessun simbolo viene scelto a caso", dice il professore.

Allora, grazie a un paio di dritte della Scuola paleografica romana, Stabile ha consultato una raccolta di documenti mercantili italiani di proprietà dell'Istituto internazionale di storia ecomomica "Francesco Datini" di Prato, curata da Federigo Melis. Bingo. Seguendo questa pista, Giorgio Stabile è arrivato a scoprire che la @ rappresentava un'icona dei mercanti italiani (soprattutto veneziani), che la utilizzavano come abbreviazione commerciale dell'anfora, unità di peso e capacità dalle origini antichissime.

Due indizi non fanno una prova. E allora ecco il terzo che conferma l'universalità di quel simbolo. Stabile ha fatto un altro passo indietro. Anno 1492 (agli appassionati di coincidenze non sfuggirà questo aspetto): un dizionario spagnolo-latino traduce la parola "arroba" con "anfora" e cioè dimostra che le due unità di misura sono conosciute sia nel mondo arabo ispanico che in quello greco-latino.

Ma allora professore come si è arrivati da questa accezione commerciale a quella del ciberspazio? "Merito di Ray Tomlinson, un ingegnere americano. E' uno dei padri di Internet, è stato il primo a individuare un sistema di posta elettronica da utilizzare su Arpanet, l'antenato del Web. Gli serviva un simbolo da inserire tra il nome del destinatario e il percorso per arrivare al server dove questo era ospitato. Era l'inizio degli anni Settanta. Tomlinson se l'è trovato sulla tastiera perché, come abbiamo detto, gli anglosassoni hanno continuato a servirsene con l'accezione di at price of. Ed ecco risolto il mistero".

Insomma, si potrebbe tranquillamente sostituire l'espressione "chiocciola" con l'espressione "anfora"? "Sì, volendo. Ma al di là della diffusione del simbolo nel mondo arabo, non dimentichiamo il merito degli italiani. A proposito, ho il sospetto, ma ho bisogno di tempo per approfondire la ricerca, che questo simbolo possa essere stato utilizzato anche da Leonardo da Vinci. Vedremo".


mercoledì 11 novembre 2009

CHE PALLE IL BOSONE!

Signore e signori, ecco a voi il SINCROTRONE!

Quello nell'immagine è il Large Hadron Collider (LHD), l'acceleratore di PROTONI del CERN di Ginevra, l'ultimo eccezionale manufatto della volontà di potenza del MASCHIO OCCIDENTALE!

Già il nome sembra più adatto a un oggetto da BONDAGE!

Quante storie che ruotano (è proprio il caso di dirlo) attorno a questo magnifico esempio di virilità scientifica. Non vi tedio con spiegazioni scientifiche perché semplicemente non saprei darne! Andate su google e fate qualche ricerca. Ma a quanto pare, nemmeno gli scienziati ci stanno capendo un granché e taluni, più che spiegazioni scientifiche, vanno proprio dritti sul para-scientifico, argomento su cui mi sento più a mio agio!

Quello che ho capito è che questo bestione dovrebbe servire, anche, a confermare il Modello Standard della Fisica delle particelle, in quanto potrebbe accertare l'esistenza del 'bosone di Higgs', un'ipotetica particella elementare, l'unica del Modello a non essere stata ancora osservata. Ma ne siamo proprio sicuri poi? E se ci fossero altri mini-bosoni ancora più piccoli? Bah!

Questa particella è stata denominata anche "la particella di dio", per le sue implicazioni teologiche: il bosone confermerebbe l'atto di nascita dell'Esistente e il modello cosmologico del BIG BANG. Anche se ho timore che non si possa dimostrare scientificamente l'inesistenza di Dio e che non serve una laurea in teologia per affermare, se dovesse servire, che Dio aveva già previsto tutto, BOSONE INCLUSO!

Infatti qualcuno va dicendo che DIO ODIA IL BOSONE e che farà di tutto per ostacolarne la cattura. Saranno quindi voluti i recenti malfunzionamenti del Mostro di Ginevra? Infatti il paventato "BIG BANG in clausura" è stato bloccato addirittura da una BRICIOLA mangiata da un passerotto di passaggio: il malcapitato passero, che pare sia finito stracotto, è stato quindi mandato da dio in persona personalmente? (link)

Oppure, come ha annunciato il fisico Holger Bech Nielsen, si tratta di un «veto del futuro» in quanto questo Sig. Futuro, per evitare una rovinosa rilevazione del bosone, vuole impedire il buon esito dell'esperimento? Pazzesco! Ora è chiaro, dovevo fare lo scienziato, così avrei potuto sparare le cazzate più immani senza rischio di essere preso in giro!

Ma Nielsen è in buona compagnia da questo punto di vista: altri due 'autorevoli' scienziati hanno avanzato una teoria su quella che vorrei ormai definire "Sindrome del Bosone": il bosone è "talmente pericoloso (infatti alcuni parlano di potenziale ricreazione di un BIG BANG o di un BUCO NERO che potrebbe distruggere il pianeta!) che la sua creazione innescherebbe prontamente un ritorno al passato, per bloccare così il sincrotrone prima che questo produca la famigerata particella di Dio. Alla stregua di un viaggiatore del tempo che torna indietro per cambiare il corso degli eventi passati."

A proposito di catastrofi... beh, siamo proprio fantastici noi umanoidi, probabilmente gli unici esseri, nell'universo intero, a filmare in anteprima la propria fine: il prossimo 13 novembre uscirà 2012, il film sulla profezia dei Maya!

Detto questo, vorrei concludere con una parola di solidarietà per il crononauta John Titor, che si starà ribaltando nella sua macchina del Tempo! E caspiterina, uno non fa in tempo a tornarsene nel 2036 a bordo della sua Chevrolet che il passerotto si va a impastare nel sincrotrone!!!

CHI E' TITOR?!?!? Va beh, non posso spiegarvi tutto, informatevi!!!

lunedì 9 novembre 2009

La parola-chiave

Non capisco tutte quelle noiose dissertazioni che si presentano ogni volta che qualcuno chiede quale sia la parola-chiave!

La parola-chiave è 'chiave'.

Punto!

venerdì 6 novembre 2009

Sentire l'influenza

Mi han detto che l'acqua ossigenata può essere un rimedio semplice ed economico per l'influenza, rimedio finora taciuto da tutti gli operatori del settore a vantaggio dell'industria farmaceutica. Ciò di per sé non sarebbe affatto strano!

Io non lo so se è vero, ma nel caso in cui dovessi avvertire qualche sintomo, di certo proverò con qualche goccia di acqua ossigenata nelle orecchie. Infatti pare che un medico tanti tanti anni fa scoprì che i virus di influenza e raffreddore si annidano prima di tutto nelle nostre orecchie!

Fate questa ricerca su google: influenza+acqua+ossigenata
e leggete un attimino, basta la prima pagina.

Sembra incredibile vero? Ora capisco meglio quando ti dicono "sento un po' di influenza"!

Lunga Vita e Prosperità!

lunedì 2 novembre 2009

L'uomo in ritardo


(Salvador Dalì - La persistenza della memoria 1931 - Museum of Modern Art - New York)

Quasi tutte le mattine, salendo sul treno delle 8.26 per Padova, incrocio un signore di mezza età che scende dalla carrozza per fotografare il tabellone e immortalare l'inesorabile ritardo che oscilla dai 15 ai 45 minuti. Dopodiché risale sul treno, imprecando tra sé e sé. Giunti a Padova, quest'uomo intristito da anni di ritardi accumulati sui binari, scende definitivamente dalla carrozza, estrae la fotocamera digitale, punta il tabellone e scatta.

A Padova di solito il ritardo aumenta di altri 10 minuti. Cioé: in meno di 50 chilometri il treno Eurocity riesce ad accumulare ben 10 minuti di ulteriore ritardo.

Da quando atterra sulla banchina e per tutto il sottopasso, l'uomo dei ritardi non fa che borbottare con voce incalzante in direzione della mandria che, noncurante dell'esaurito pendolare, si avvia meccanicamente verso l'uscita e diretta al Mattatoio Civile. C'è chi si avvia verso il Grande Esamificio di Stato, pronto per un futuro da precario, c'è chi si dirige verso uno dei mille Uffici Pre-pensionati a Lunga Degenza.

L'uomo sempre in ritardo non capisce queste persone che parlottano freneticamente di cose inutili, con voci basse e confuse nel rumore di fondo della stazione dei treni. No, non capisce. Si incazza, le apostrofa come 'muli', 'vittime del sistema', 'passivi'. La sua frase preferita è "vi fate sottomettere da tutti, per questo che le cose non cambieranno mai".

La gente si volta dall'altra parte e distorce lo sguardo con un certo biasimo. "Povero rincoglionito!".

Io lo guardo come guardo i folli, con un misto di tenerezza e curiosità. E penso che come tutti i folli ha ragione da vendere, ma esagera un po'.  Mi chiedo se c'è una via di mezzo tra la mandria e il folle. Forse è una questione di tempi... La mandria non pensa al tempo se non inconsciamente, come se fosse una successione di cose da fare, già impartite fin dall'infanzia. Il folle pensa al tempo alla stregua di un demone da combattere, vincere o perire, dominare o essere dominati. Forse la scelta migliore è smettere di inseguire il tempo che passa. E' una corsa inutile. Meglio concentrarsi sullo spazio, perché il tempo è un cattivo maestro, nessuno dei suoi allievi riesce mai a superarlo!