giovedì 23 luglio 2009

Il cavallo di Orazio

E' proprio vero che la vita è un insieme mistico. Senza scomodare troppo Jung o Edward Lorenz, ma semplicemente basandoci sulle nostre vicissitudini quotidiane, credo che tutti possiamo testimoniare quanto il nostro mondo sia ricco di episodi unici, strani, meravigliosi o terribili, irripetibili, inspiegabili (forse) - eppure collegati, magicamente collegati.


Un paio di settimane fa ho vissuto uno dei momenti più tristi della mia vita, la perdita di una persona cara, uno dei miei quattro punti cardinali: quello che per me rappresenta la fierezza, la determinazione, l'ostinatezza, a volte la sfacciataggine, la testa alta sopra ogni ingiustizia o sopruso. Da quel giorno, ho visto chiaramente questa 'eredità' scorrere in me, come qualcosa che... c'era già, ma di cui non avevo ancora immagine e consapevolezza. A modo mio credo nell'immortalità dell'anima.

"Massimiliano, prima della guerra, a casa mia la foto del Duce non ce la volevamo. Noi siamo sempre stati una famiglia di persone libere. Dopo che qualcuno fece la spia, il medico non venne più a visitarci. In piazza ci tiravano i sassi. Ma io le guardavo negli occhi quelle bestie. Dopo la guerra, invece, loro si vergognavano..."

"Il nonno ha combattuto per l'Italia e poi da partigiano ha fatto il suo dovere per liberare questo paese. Da soldato era amico di tutti, veneti, milanesi, toscani, siciliani, di tutti. Ci trasferimmo a Milano fieri e con tanta speranza. Ma qui ci trattavano male, non parlavano con noi, non ci affittavano le case, ci davano la frutta marcia. Io le guardavo negli occhi quelle bestie..."

Mia nonna era fatta così.

Per commemorarla, una persona carissima (che approfitto per ringraziare ancora) mi ha spedito una stupenda citazione di Orazio. Purtroppo lì per lì non colsi quanto fosse profonda e significativa... Poi ho capito.

"Un cervo, dopo aver vinto in battaglia un cavallo, lo teneva lontano dal pascolo comune, finché il perdente in quell'estenuante contesa implorò l'aiuto dell'uomo e ne accettò il morso; ma dopo che finalmente riuscì a venirsene via dal nemico, superbo vincitore, non poté più rimuovere dal dorso il cavaliere né dalla bocca il morso. Così chi temendo la povertà rinuncia alla libertà che vale più dell'oro, da stolto si porterà addosso un padrone e lo servirà per sempre, poiché non saprà accontentarsi di poco." [Orazio - Epistole, I 10]

Quinto Orazio Flacco nacque a Venosa, nel primo secolo avanti Cristo.
Venosa è il paese nativo di mia nonna.
Quante cose si tramandano nello spirito di un popolo...

Un paio di giorni fa ho utilizzato questa stessa citazione per sostenere l'appello di VicenzaPiù (un settimanale di Vicenza) sulla questione No Dal Molin. Ci andava a meraviglia. I promotori di questo appello sostengono infatti - e a ragione - che il raddoppio della base militare USA sia il segno dell'incapacità di Vicenza (ma anche del nostro Paese e del nostro stesso sistema socio-economico) di costruirsi una strada autonoma e alternativa al modello imperante, costringendoci a essere succubi di imposizioni che senz'altro peggioreranno la qualità della nostra vita. In breve, per inseguire il miraggio di un paio di miseri appalti (che ovviamente andranno a ingrassare i soliti porci), sputtaniamo ancora una volta la nostra libertà!


E qualche ora fa ci pensavo ancora: gli italiani amano certi personaggi politici ("Io sono un uomo vero"), perché un po' ci si riflettono - vorrebbero grufolarci assieme. Gli italiani sono immaturi ma si credono furbi, come quei bambini che rubano la marmellata di nascosto o che spiano dal buco della serratura. Uno buon psicanalista dovrebbe scrivere la storia di questo paese, dal Risorgimento in poi, altro che!


Si, siamo un popolo di pecoroni, al cui confronto anche il cavallo di Orazio aveva una sua dignità!


E d'altra parte, anche la nonna ha sempre detestato i nostri governanti!
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6 commenti:

Mara ha detto...

Bella questa storia di Orazio. Mi viene da pensare che gli Antichi avevano più facilità ad inventare questo tipo di favole, con gli animali "umanizzati" perchè erano senz'altro più vicini alla natura di quanto noi lo siamo adesso.

Forte tua nonna! Ah, le nonne, le donne di una volta! Ma loro erano costrette dalla vita ad essere "dure" perchè la loro era una vita "dura". Mi piacerebbe raccontarti della mia, di nonna, che era tremenda, a quanto mi hanno raccontato genitori, zii e cugini più grandi. Ma non ho su di lei molte osservazioni dirette, perchè è morta quando ero ragazzina, e abitava lontano, e... mah, prima o poi, magari, qualcosa racconterò.

Anonimo ha detto...

I nonni possono essere davvero delle figure uniche, una sorta di ancoraggio profondo alla vita che ti rimane nel tempo. Radici.
Sono convinta che l’anima sia immortale (e non lo dico per motivi religiosi). Chi non c’è più vive non solo nel ricordo di chi rimane, ma in mille forme diverse. Lo si può vedere nell’aria, in un fiore, nello sguardo di qualcuno o nel proprio riflesso allo specchio. Rende particolarmente orgogliosi il rendersi conto, poi, di averne ereditato dei tratti di carattere che si ammiravano. Ci si ripromette, allora, di rendere omaggio e valore a questi aspetti, di rafforzarli, quasi per volerne esser degni.

La questione di Vicenza è ancora più grave secondo me di quella del cavallo di Orazio, perché chi non vuole l’ederle 2 (e nemmeno la 1) si è ritrovato cavaliere e morso addosso senza averli chiesti e senza aver barattato nulla. Fregati e basta. In balìa di chi si è fatto i conti e gli interessi propri. Non aggiungo altro, perché non aggiungerei nulla di nuovo a chi ha già parlato -molto meglio di me - di mancanza di democrazia, di partecipazione, di asservimento ad una logica che risponde a tutto tranne che a valori di solidarietà, pacifismo, rispetto della persona e dell’ambiente.
Credo che la cosa difficile sia non abbassare la guardia, non lasciarsi sopraffare da un senso di ineluttabilità, di impotenza, da un dire “tanto ormai non si può più far nulla”. Me ne vergogno, devo ammetterlo, ad averlo pensato e pensarlo a volte. A non essere sempre e costantemente incazzata. Non bisogna proprio dargliela vinta. barbara

Mara ha detto...

Non puoi essere costantemente incazzata, per una questione di autoconservazione, credo... perciò non sentirti in colpa per questo. Non si riesce nemmeno ad essere costantemente informati, nonostante Internet. Abbiamo bisogno di spazi vuoti, ogni tanto, non siamo mica delle macchine...

Neurasia ha detto...

@ Barbara e Mara: condivido le belle cose che avete scritto. Grazie. :)

Anonimo ha detto...

"la vita è un insieme mistico" mi piace molto questa frase.
mi piace pensare che nulla sia dovuto al caso, che le vicende si concatenino fra di loro. sinergie misteriose. spesso se ne vede il nesso solo a distanza di tempo, ma a volte, se si ha un atteggiamento più aperto e fluido, si riesce a coglierlo subito...e allora sembra davvero un segno quasi divino.
sono i momenti in cui si sente davvero che non si è soli, che si fa parte di un tutto più ampio che respira...
barbara

Neurasia ha detto...

Già... "L'universo è armonia e coesione". E' una frase di un film di De Palma (Mission to Mars), un pessimo polpettone, un insaccato della 'vecchia' (ma tanto amabile) fantascienza degli anni Cinquanta.

Una frase che però mi è rimasta in mente, una delle mie preferite.