giovedì 20 marzo 2008

Imbrocchiamola!

(http://www.imbrocchiamola.org/)

Il 22 marzo è la giornata mondiale dell'acqua. L'acqua è un bene di tutti. L'acqua è un bene prezioso, sempre più minacciato dall'inquinamento. L'acqua è un prodotto della natura e non è localizzabile in una specifica proprietà privata. L'acqua è di tutti e l'Italia è ricchissima d'acqua. Quando un fiume viene inquinato dal cherosene (vedi scandalo oleodotto militare di Aviano), quando un tunnel minaccia una falda acquifera (vedi progetto Dal Molin), noi dobbiamo indignarci!
Ma noi italiani, ricchi di buonissima acqua da fonte, siamo i più grandi consumatori di acqua in bottiglia! E concediamo il diritto di sfruttare le nostre preziosissime riserve a imprese private in cambio di poche lire.
Il rapporto "Un paese in bottiglia" di Legambiente è da leggere e diffondere. Dobbiamo prendere coscienza di questi fenomeni che rappresentano il vero degrado del paese. Le amministrazioni comunali, regionali, lo Stato devono agire su queste leve di benessere. I cittadini devono essere incentivati all'utilizzo dell'acqua del rubinetto e le riserve d'acqua devono tornare ad essere proprietà di tutti!

Massimiliano Leone


Una sintesi dello scandalo
Consumiamo mezzo litro di acqua minerale a testa al giorno, quindi 194 litri ciascuno. Erano 65 litri nel 1985. Abbiamo quindi il record mondiale del consumo di acqua imbottigliata. Nel 2006 gli italiani hanno utilizzato circa 6 miliardi di bottiglie di plastica, 480 mila tonnellate di petrolio e l'emissione di 624 mila tonnellate di anidride carbonica. Anche per via della scomparsa dell'acqua del rubinetto dai bar...
L'industria dell'acqua minerale è florida: nel 2006 erano attive 189 fonti e 304 marche di acque minerali per un volume di affari di 2,2 miliardi di euro, grazie all'imbottigliamento di 12 miliardi di litri di acqua. Ma quanto rende al paese questo settore? Solo in 8 Regioni è previsto un pagamento proporzionale ai litri prelevati o imbottigliati: Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Umbria e Veneto. Dai 30 centesimi a metro cubo della Basilicata ai 2 euro del Lazio e ai 3 del Veneto.
La Sicilia e la provincia autonoma di Bolzano fanno pagare in base ai volumi d'acqua, ma con canoni discutibili visto che in Sicilia paga di meno chi preleva di più e in Alto Adige "il canone annuo previsto è ridicolo (circa 617 euro per ogni litro al secondo derivabile): se una concessione permette la derivazione di 10 litri al secondo, il titolare del diritto è tenuto a pagare un canone annuo di 6.175 per una concessione che potrebbe prelevare - per 24 ore al giorno e per 365 giorni all'anno - fino ad un totale di circa 315 milioni di litri ogni anno".
In 8 Regioni (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Puglia, Sardegna, Toscana, Trentino, Valle d'Aosta) si paga con il vecchio criterio e cioè in funzione degli ettari dati in concessione.
"E' vero che non tutte le Regioni hanno utilizzato le possibilità offerte dalla devolution che ha decentralizzato le competenze in questo settore", afferma Ettore Fortuna, presidente di Mineracqua. "Ma lo hanno fatto le 10 Regioni in cui si imbottiglia l'80 per cento dell'acqua minerale italiana, a cominciare da Lombardia, Piemonte e Veneto che da sole coprono metà del mercato: lì si paga non in base agli ettari dati in concessione ma ai volumi di acqua prelevati. La voce secondo la quale le nostre industrie pagano poco è dunque una leggenda metropolitana: il problema è un altro: le tariffe applicate sono così disomogenee da creare problemi consistenti alle aziende e per questo abbiamo presentato un ricorso all'antitrust".
"In molte regioni questi introiti non sono neanche sufficienti a coprire le spese sostenute dalle amministrazioni pubbliche per la gestione amministrativa e l'attività di sorveglianza. Calcolando che solo un terzo circa delle bottiglie di plastica utilizzate è stato raccolto in maniera differenziata e destinato al riciclaggio si ha il quadro di una situazione che deve cambiare".
(fonti: Repubblica e Legambiente)

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