lunedì 28 aprile 2008

Il nuovo fascismo! Prove di rivoluzione!

Perché Pasolini? Perché la sua opera e la sua morte, rappresentano una tragica allegoria di quanto sta avvenendo in Italia. Il tema è il nuovo fasciscmo dell'informazione, che Pasolini ben descrisse nel '73.
Da "Il nuovo fascismo televisivo" di Pier Paolo Pasolini (1973!!!) - leggetelo, datevi cinque minuti per qualcosa di buono:
“Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. ... la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. ... Come si è potuta esercitare tale repressione? ... Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè - come dicevo - i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un “uomo che consuma”, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane. ... Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo? No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. Frustrazione o addirittura ansia nevrotica sono ormai stati d’animo collettivi. Per esempio, i sottoproletari, fino a pochi anni fa, rispettavano la cultura e non si vergognavano della propria ignoranza. Anzi, erano fieri del proprio modello popolare di analfabeti in possesso però del mistero della realtà. Guardavano con un certo disprezzo spavaldo i “figli di papà”, i piccoli borghesi, da cui si dissociavano, anche quando erano costretti a servirli. Adesso, al contrario, essi cominciano a vergognarsi della propria ignoranza: hanno abiurato dal proprio modello culturale (i giovanissimi non lo ricordano neanche più, l’hanno completamente perduto), e il nuovo modello che cercano di imitare non prevede l’analfabetismo e la rozzezza. I ragazzi sottoproletari - umiliati - cancellano nella loro carta d’identità il termine del loro mestiere, per sostituirlo con la qualifica di “studente”. Naturalmente, da quando hanno cominciato a vergognarsi della loro ignoranza, hanno cominciato anche a disprezzare la cultura (caratteristica piccolo borghese, che essi hanno subito acquisito per mimesi). Nel tempo stesso, il ragazzo piccolo borghese, nell’adeguarsi al modello “televisivo” - che, essendo la sua stessa classe a creare e a volere, gli è sostanzialmente naturale - diviene stranamente rozzo e infelice. Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio “uomo” che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali. La responsabilità della televisione, in tutto questo, è enorme. ... Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre”.

Chi non è in grado di ascoltare queste parole non è in grado di capire e intervenire su quanto sta accadendo e si pone in una situazione di collusione con il degrado italiano. Oggi l'Italia è spaccata in due: da una parte la geriarchia politico-capitalistica-clientelare del centro-centro (quella delle grandi opere mafiose inutili, che vuole il ponte sullo stretto a dispetto di una rete ferroviaria fatiscente) con i suoi 20 milioni di italiani che più o meno coscientemente la approvano. Dall'altra la parte buona del paese, che prima o poi dovrà riemergere!

7 commenti:

Gibba ha detto...

Il 25 aprile non ho partecipato al VDay 2. Il perché non lo so bene, un misto di pigrizia e apatia che mi prende in certe situazioni di cui non mi è chiara la direzione. Però non mi sento un disfattista per questo e rivendico il mio diritto di “rimanere a vedere alla finestra”. Ho chiara la lotta che Beppe porta avanti ed in gran parte la condivido, non mi piace però essere considerato “collaborazionista del sistema” perché non sto manifestando in maniera “esplicita” la mia opinione. O sei con me o sei contro di me è un ragionamento che non mi piace. Ci sono modi e modi di essere rivoluzionari, non soltanto scendere in piazza ad acclamare l’idolo. Alle volte si può essere rivoluzionari e coraggiosi utilizzando comportamenti quotidiani “indiretti”, sviluppando il proprio “senso civico” senza per questo mettere la propria firma su un pezzo di carta insieme a mezzo milione di altre persone. E’ molto più difficile denunciare un sopruso edilizio, magari del vicino, mandare una protesta scritta ad un ente pubblico per un disservizio, pagare la multa quando ci tocca senza cercare l’amico vigile compiacente, vendere la macchina senza abbassargli i chilometri… Penso che la vera lotta parta dal basso in tutti i sensi, dalla scuola e dall’educazione al “rispetto della res pubblica”, prima ancora dello scontro di piazza. Con questo non mi sento di giudicare chi ha partecipato venerdì scorso, anzi…. il segnale è forte e chiaro, però mi chiedo quanti di quelli che hanno partecipato a questo evento lo hanno fatto perché persuasi dall’evento stesso, o per senso di appartenenza ad un’elite (perché volenti o nolenti anche questo rischio intrinseco c’è) o perché veramente hanno sposato un nuovo modello di responsabilità civile. Mi auguro che sia la seconda, come mi auguro che nessuno strumentalizzi questo “moto buono” e lo trasformi solo in un fenomeno da piazza. Ciao.

Anonimo ha detto...

Tante belle parole e purtroppo pochi fatti. Chi resta a guardare si rende complice e l'opinione fine a se stessa, se non porta a frutti concreti, rimane sospesa per aria come una foglia morta. Chi c'era il 25 sa cosa è successo, si è reso conto di quello che succede. E' vero: la vera lotta parte dal basso. Noi partiamo dal basso. Ma per lottare bisogna fare. Parlare non basta più. Parlare non è lottare. Fare quello che hai fatto fino a oggi non basta più, perché non interviene alcuna novità nel processo, nessuna interferenza all'inerzia delle cose. Capisci il concetto? Col senso civico questi ce la mettono in quel posto da sempre. Chi c'era il 25 sa che tipo di gente e con quali motivazioni ha partecipato, chi non c'era non può che immaginare e questo da sé prova la debolezza della tua posizione. Mi spiace. Trovo addirittura paradossale dire "non voglio giudicare". Ci mancherebbe! E da che pulpito? Dalla finestra forse? Noi ci riprendiamo le piazze, poi come al solito dalle finestre ci saranno quelli che applaudiranno e quelli che bestemieranno. Gli uni godranno di benefici che non hanno meritato (foss'anche un rinnovato senso etico nei confronti dell'informazione, che solo noi stiamo portando avanti come lotta), gli altri serberanno il rancore degli schiavi.

Gibba ha detto...

Io ti ho portato frutti concreti, come dici tu, molto più concreti di una firma per un referendum... Comunque le vere rivoluzioni non partono solo dalla "piazza" altrimenti finiscono solo nella "piazza". La "piazza", piuttosto è solo un segnale, il lavoro vero è scavare nella coscienza dei "singoli"... e su questo apprezzo comunque il lavoro di Beppe, sia mai!

Anonimo ha detto...

L'Italia non è assopita, è sotto incantesimo. Gli esempi che hai fatto tu non sono altro che quello che la maggior parte della popolazione fa da sempre! E da sempre ce lo schiaffano in quel posto perché su 100 persone, ci sono anche 60 buoni 'uaglioni come te che cercano di comportarsi bene e di fare silenzioso apostolato. Non hai capito il concetto: quello che fai tu come il resto della popolazione dormiente è di non cambiare l'inerzia della situazione. Ti basti questo: se tutti avessero ragionato come te, il 25 non avremmo raccolto 1300000 firme in un giorno! Nessuno si sarebbe scandalizzato, nessuna coscienza silente si sarebbe svegliata, nessun direttore di giornale si sarebbe offeso o incazzato, non sarebbe cambiato un cazzo! Invece ora qualcosa si è smosso, grazie a chi ha mosso il culo dal divano. Magari è ancora poco: ma è qualcosa, meglio di niente! Ma si, continuate così, siete complici, perché il 25 si è fatto molto, ma prova a ragionare se il 25 l'Italia intera si fosse riversata nelle piazze per chiedere la libertà di informazione! Difficile da capire? Tranquillo, ci saranno altre occasioni... ;)

Anonimo ha detto...

certo Pasolini è anche in questi passaggi molto attuale.
gli anni settanta poi si sono conclusi come sappiamo,per approdare
ai "meravigliosi" anni 80... Milano da bere e i governi CAF.
E dopo "mani pulite" ? è sceso in campo il Cav.
Forse è questo che genera un po' di apatia, sembra che dopo "rivoluzioni"
anche abbastanza sostanziose, ci si ritrova più o meno come prima... se non peggio.
Ribadisco comunque che sono ottimista. Rispetto a 30-40 anni fa c'è una mole di informazioni
che raggiunge tutti e tutti possono cercare quella più "giusta".
Dove manca informazione qualcuno riesce a trovare la fonte e renderla pubblica e in questo Grillo è maestro.


Concludo con un brano di Gaber:
"La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione."



ps: scusate sono stato troppo politically correct? ok, concludo con un... vaffanculo,cazzo!

Anonimo ha detto...

è bellissima la citazione di Gaber, a cui sono affezionatissimo per ovvi motivi di campanilismo... libertà è partecipazione, e partecipazione è coinvolgimento, interazione, coesione civica.

le informazioni vanno distribuite. poi qualcuno si deve far carico di promuovere il cambiamento. la partecipazione fa da cassa di risonanza. senza partecipazione subentra la divanite, che sta alla società come la criptonite sta a superman...

Anonimo ha detto...

e vaffanculo! :)