Eluana, se tu fossi viva, ti scriverei una lettera, per dirti che mi vergogno di essere italiano a causa anche di quello che sei costretta a subire. C'è davvero la cronaca di una morte annunciata: riguarda questa italietta che non è in grado di alzare la testa e di affermare la propria dignità di paese che ha insegnato, in un passato ormai lontano, i princìpi del bello e del giusto a tutte le civiltà a venire. Princìpi che proprio noi abbiamo dissipato in un secolo, il novecento, che è stato il vero medioevo della nostra storia.
Eluana, non potevi certo immaginare che la tua vita sarebbe stata spezzata così tante volte e che la tua morte sarebbe diventata oggetto di tali bieche strumentalizzazioni, per le quali lo Stato, la Chiesa, noi tutti, un giorno ci dovremo scusare con dio o con qualunque luogo ti accoglierà definitivamente, quando tutto questo orrore sarà finito.
Non mi va di parlare del merito di quanto avvenuto in queste ore. Del Governo che decide cosa sia legale e cosa non lo debba essere. Senza che utilizzi i propri strumenti costituzionali, ovvero la facoltà di proporre leggi al Parlamento, ma così, di imperio, come nei più classici regimi, alla faccia della Costituzione, della Legge, delle sentenze, della Consulta, della Dignità. Penso che le persone per bene e con la giusta lucidità mentale possano giudicare da sole.
Io mi sento solo di chiederti scusa.
2 commenti:
La vicenda di questa ragazza mi intristisce e mi indigna profondamente. La vita ad ogni costo e il rifiuto della morte non significano dare più dignità ad un essere umano. Anzi, è proprio il contrario.
La Morte è importante, ha una sua dignità altissima, quanto la Vita.
Quando abbiamo separato il concetto di Vita da quello di Morte?
In quale strano meandro della nostra Storia o della nostra Filosofia?
Non oso dire della nostra Religione, perchè avere rispetto della Morte, accettazione nei suoi conforonti, speranza, mai paura, dovrebbe essere proprio la Religione ad insegnarcelo... ma questo è un mondo a rovescio...
Il tuo Mara è un quesito fondamentale e affascinante e credo che sia la chiave di volta del problema, a cui Heidegger rispose con l'interpretazione dell'uomo come "essere-per-la-morte": noi siamo ciò "che noi stessi già siamo" e abbiamo "fra le altre possibilità, quella del cercare". Il nostro "esserci" nel mondo è definito, in senso stretto delimitato, dalle possibilità di essere e la morte è il limite, la negazione di queste possibilità e "l'orizzonte in cui si iscrive la sua vita". Noi viviamo per la morte, che ci definisce il senso della nostra vita. La morte non è un evento episodico ma è un mantello che fa parte del nostro corredo fin dalla nascita. Noi cerchiamo per tutta la vita di esorcizzare l'angoscia di fronte alla morte estraniandoci dal nostro vero essere-per-la-morte e quindi cercando di oggettivarla come qualcosa di esogeno rispetto a noi, di contingente o di episodico, ma non è così. E quello che dici nella premessa lo condivido pienamente: mancare di rispetto alla morte di Eluana significa mancare di rispetto alla vita di Eluana.
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