Posso chiamarti per nome
pensare alla luce che ci separa
contare i frammenti che ci separano
o stoltamente affrettare il passo
e di volta in volta
guardare ogni pietra da calpestare
e ogni pietra calpestata.
Posso colpire il mio corpo
fino a svenire
o semplicemente cercare l'ultima uscita.
Posso brindare alla morte
in buona compagnia
o con i soliti fantasmi.
Tu rimani lì, a fissarmi
indifferente.
Ad ogni riflesso, ad ogni passo.
Come un pagliaccio divertito
senza alcun rimorso.
Tu dolore infame.
Non è la fine, non è la morte,
non è la caduta, non è la fine dell'applauso.
Nulla di questo chiude l'opera,
perché l'opera è già finita.
E il pensiero rimane,
stordito,
appiccicato al corpo ancora caldo,
come la corda all'appeso.
Andate via! Qui non c'è nulla da vedere.
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