venerdì 18 marzo 2011

Siamo in Guerra. E ha ragione Beppe Grillo, è il momento di fare l'Italia.


Ieri sera l''Onu ha deciso: no-fly zone in Libia.

Questo significa che siamo in guerra. Francia, Gran Bretagna e USA hanno detto si con altre 8 nazioni. Astenute Russia, Cina, Germania, Brasile e India. Ok anche dell'Unione Europea, non ancora definita la posizione della Nato. 

Se necessario, quindi, saranno previsti anche attacchi aerei per difendere i civili minaggiati dal regime. Tutte le misure militari saranno ammesse, tratte le invasioni via terra.

Facile dedurre che le posizioni di alcuni paesi, come la Cina e la Germania, siano influenzate dalla politica energetica. Ennesima dimostrazione che ormai i destini della politica internazionale sono sempre più segnati da questioni di approvvigionamento energetico. In questo contesto paghiamo ancora una volta l'assenza di una politica comune in Europa: una "cornice senza quadro", citando Mazzini.

Non è nemmeno chiara la posizione ufficiale dell'Italia. Come sempre il governo Berlusconi latita sulle questioni di fondo. La situazione è delicata: come potrà B. baciare ancora le mani al rais dopo aver fornito le basi militari per i raid aerei contro la Libia?

A parte le buffonate del premier (che non sono comunque da sottovalutare, perché non è mai conveniente farsi deridere da tutto il mondo), non bisogna dimenticare che l'appoggio dato a Gheddafi in tutti questi anni (non solo da B. e non solo dall'Italia) è sempre stato dettato da questioni di politica reale (e convenienza economica) legate soprattutto al petrolio.

E' quindi l'ora di prendere decisioni importanti e storiche: sul nucleare (e sull'assenza di democrazia partecipativa) ha assolutamente ragione Grillo, l'unico - a quanto pare - che ha il coraggio di dire chiaramente quanto sia stupida - oltre che rischiosa - la scelta nucleare. Ma è anche vero che oggi noi stiamo già utilizzando l'energia nucleare (acquistandola dalla Francia) e che l'assenza di una politica energetica alternativa (nazionale ed europea) ci pone nella situazione di essere in qualche modo "ricattabili" da paesi esportatori come la Libia (o la Russia).

Le scelte improcrastinabili sono essenzialmente due:
- portare in Europa un'istanza forte: quella di una politica energetica comune e comunitaria (ma in Europa noi abbiamo la Zanicchi...);
- attuare immediatamente un piano di riscostruzione del paese fondato su una nuova concezione della produzione (e del risparmio) di energia che si basi sulle fonti rinnovabili e sulle costruzioni a impatto zero.

Prima di tutto bisogna però cacciare via questi cadaveri che abitano nelle stanze del potere, perché fino a che ci stanno loro e le loro cricche, non avremo mai la certezza che anche la più marginale scelta non nasconda l'ennesimo interesse privato di questo o quell'altro politico/imprenditore/affarista/pidduista/ecc...

E' il momento di fare l'Italia.

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