martedì 9 giugno 2009

8 giugno 2009 - il Grande Fratello compie 60 anni e sta benone!


(immagine del manifesto presa da Wikipedia)


8 giugno 2009: 60 anni dall'uscita del celebre "1984" di Sir Eric Arthur Blair, alias George Orwell.

Veramente degno di nota, a mio modesto parere, l'articolo di Tommaso Pincio apparso su "la Repubblica" di ieri, dal titolo "1984 - Il lato oscuro di Orwell riflesso nel romanzo". Vi consiglio di recuperarlo, io purtroppo non l'ho trovato in rete (ma ho trovato l'interessante blog dell'autore dell'articolo).

Riporto solamente i passaggi dell'articolo che mi son piaciuti di più.

"All'apparenza il cattivo della situazione è il famigerato Grande Fratello. [...] 'un uomo di circa quarantacinque anni, con grossi baffi neri e lineamenti ruvidi ma non sgradevoli'. La somiglianza con Hitler e, meglio ancora, con Stalin è fin troppo evidente. [...] Anche Orwell vantava una discreta somiglianza con il Grande Fratello. Aveva baffi e lineamenti rudi. Ma soprattutto compì quaranticinque anni proprio nel 1948 ovvero mentre portava a compimento il libro. Se a ciò aggiungiamo che il titolo ribalta l'anno corrente, il dubbio di avere davanti il riflesso di uno specchio è più che lecito."

"Tutti noi ricordiamo le tremende torture cui venne sottoposto Winston Smith nelle pagine finali di 1984. Ciò nonostante nel modo in cui giunge a rinnegare il suo amore [con Julia del Reparto Finzione] c'è qualcosa che trascende i carnefici. Si ha come l'impressione che questo Smith, questo piccolo uomo qualunque, non aspetti altro che una buona scusa per soffocare il lumicino di dignità e verità che per breve tempo gli ha rischiarato l'animo."

L'utopia del protagonista (utopia nell'utopia) è infatti la speranza di veder crollare i regimi totalitari che dominano il mondo.

"Orwell sosteneva che 'la voglia di fascismo' non è mai morta del tutto, serpeggia dove meno te lo aspetti. Può contagiare chiunque, perché chiunque, se messo alle strette, può sacrificare gli affetti più cari e i princìpi più irrinunciabili."

L'articolo si chiude con questa considerazione: "Forse, perciò, il vero segreto del romanzo, più che nel monito politico, risiede nella sua cupa riflessione sulla natura umana, su quel lato debole e nero da cui nessuno può dirsi immune, quel pizzico di Grande Fratello che alberga in chiunque, in Orwell come in ciascuno di noi."

Una riflessione di estrema attualità.


6 commenti:

Mara ha detto...

Trovo inquietante l'abbinamento "sentimenti personali - ideali politici". Come se rinunciare agli uni corrispondesse la rinuncia agli altri. Mi è venuto in mente leggendo il tuo post.
Ci vuole più forza d'animo a riconoscere le difficoltà di amare, sacrificarsi, essere fedeli ad un/a compagno/a, o a sacrificarsi, impegnarsi, essere fedeli ad una comunità... non voglio dire ad un ideale... o forse si.
Forse non abbiamo capito che inaridirsi sul piano personale e su quello sociale sono le due facce della stessa medaglia.

Barba ha detto...

giusta osservazione, condivido appieno. infatti il senso di decadenza e sfiducia che pervade il libro è dovuto proprio a questo doppio binario che conduce a una visione pessimistica della natura umana. oggi la nostra società è afflitta da un male simile: una decadenza dei costumi sia a livello individuale che politico e sociale. ieri sera parlavo con il Gibba e a un certo punto abbiamo convenuto sul fatto che l'uomo per natura, nel momento in cui 'possiede' qualcosa, sia esso uno status sociale, un bene, l'amore di una persona, tende a perdere la stima, la considerazione, il desiderio, la gioia e l'aspettativa che aveva prima del possesso. La nostra società è satura, opulenta, grassa, satolla. Lo vediamo tutti i giorni, non ci eccita più nulla, cerchiamo l'estremo, sempre di più, vogliamo il fenomeno straordinario: il transessuale che diventa mammo ci colpisce, ci incuriosisce morbosamente. il precario che non paga le rate del mese non ci scandalizza, il presidente del consiglio che invita le ragazzine in villa e si muove con i jet di stato invitando il suo menestrello privato, quasi ci fa sorridere, l'operaio torinese che muore in fabbrica diventa occasione per una catarsi pubblica e pentirci per i nostri sensi di colpa, ma poi ringraziamo dio che stavolta non sia accaduto a noi e andiamo avanti e godiamo perché sta per uscire l'ultimo modello di telefonino. questo siamo diventati e se possiamo recuperare un po' di dignità nella nostra sfera privata credo sia impossibile pensare di riuscire a risolvere le cose a livello sociale. la perfezione della mia dignità avviene quando ogni volta che sono consapevole di vivere con coerenza rispetto ai miei princìpi e di rispettare prima me stesso e poi di conseguenza le persone che incontro per la mia via. siamo rimasti in pochi, quelli che sanno astrarsi dal flusso delle apparenze e degli ordini che riceviamo dal mondo. quindi credo sia impossibile agire (oltre che il nostro piccolo sforzo quotidiano) in modo da cambiare il mondo in senso sociale. questi cambiamenti in genere avvengono sempre dall'esterno: una crisi economica, una tragedia, un'invasione...

Mara ha detto...

Sull'ultima spero tanto che ti sbagli. Non so se il mio sia ottimismo... forse solo istinto di sopravvivenza. So che non sopravviverei ad una guerra, nè ad un'invasione... tantomeno ad una dittatura.

Barba ha detto...

non dico che avverrà, dico solo che questa varia umanità sta progredendo lontana dai miei princìpi e non credo assolutamente nella possibilità di cambiare il trend con le sole forze dei pochi. credo che i cambiamenti epocali avvengano solo a seguito di eventi epocali ed esterni. semplifico: non saranno certo i pochi buoni che miglioreranno la politica e il nostro stile di vita; non sono le associazioni ambientaliste che evitano il massacro del clima e l'estinzione delle specie (anche se capisco che si battano e che anche un minimio risultato può essere confortante); saranno fattori esogeni a obbligarci a un cambiamento. grandi cambiamenti climatici hanno ormai indotto il più potente paese del mondo a cambiare politica, non certo gli scienziati. la crisi economica mondiale sta creando i presupposti per un possibile diverso nuovo paradigma economico, non certo i predicatori o qualche politico preveggente. se nei prossimi 25 anni, ad esempio, paesi come l'India saranno in grado di impattare sugli equilibri mondiali, alcuni paesi saranno costretti a rivedere il proprio tenore di vita, si impoveriranno mentre altri si arricchiranno. e questi sono sempre fattori esogeni. è questo che intendevo.

Emanuele ha detto...

porca miseria, ma in che pagina è??? ho sfogliato due volte la repubblica del 7 giugno!!! Aaahhhrgh! Massi!!!!

Massimiliano ha detto...

ciao Ema, è su Repubblica dell'8 giugno. Io purtroppo non ho ritagliato l'articolo. :/