martedì 7 aprile 2009

Il mio testamento biologico

Considero la mia vita una somma di tutti i miei atomi, cristallizzati su un piano virtuale, in un'unica dimensione spazio-tempo che raccoglie quello che sono stato, dalla nascita alla morte.
A questa dimensione tradizionalmente fisica, vorrei aggiungere tutto quello che ho trasmesso alle persone e alle cose. Le parole, i sentimenti, le cose fatte, le cose mai fatte, ogni movimento, ogni comunicazione, insomma il mio umile, modesto, leggerissimo messaggio. Considero questo messaggio complesso come qualcosa di fisico, perché le parole, i movimenti e i sentimenti possiedono l'attributo della fisicità, come tutto del resto.
L'altrove non è altro che il luogo (o non luogo) che raccoglie tutti i nostri messaggi. Per chi non c'è più è un non luogo, un luogo mancante. Per chi rimane, questo luogo non è altro che il proprio presente, la propria memoria. L'altrove è ciò che riempie questa eterna mancanza che noi cerchiamo in Dio e nell'aldilà.
Considerando la vita umana come la capacità di trasmettere, volontariamente, un messaggio complesso (la somma di sentimenti, comunicazioni e azioni volontarie) e di intervenire quindi nel corso della Storia (sia in minima o imprecisata parte), nel caso in cui ogni mia facoltà intellettiva venisse meno oppure non fossi più in grado di comunicare volontariamente e chiaramente il mio messaggio, allora io non vorrei continuare ad essere.
A quel punto vorrei che il mio corpo potesse servire ancora a qualcosa o a qualcuno... e che il resto sia cenere.

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