lunedì 31 gennaio 2011

Del tacere e del parlare...

Oggi ho letto alcune massime sul "tacere" e sul "comunicare" che mi sono rimaste particolarmente impresse, tipo:

se non dici nulla, nessuno ti chiederà di ripeterlo

oppure:

a volte se vuoi essere ascoltato devi restare silenzioso

e ancora:

dire sempre tutto è il modo migliore per diventare noiosi (Voltaire?)

infine:

fai in modo che il tuo discorso sia migliore del tuo silenzio oppure taci

Belle vero? Devo dire che il più delle volte riesco a metterle in pratica... E quando non ci riesco mi rammarico parecchio!

giovedì 27 gennaio 2011

Un grande presidente per elettori per bene di un paese civile!!!

Iris, ecco l'altra minorenne delle feste

"Da Papi ho avuto 40mila €".


da Affaritaliani.it  (...) Ecco nuove carte della procura di Milano sulla bufera Ruby: altre 227 pagine di intercettazioni. Sms e telefonate di Nicole Minetti di pochi giorni fa contro Berlusconi: "E' un pezzo di m... non me ne frega un c...". "Ci ha rovinato la vita". E ancora: "E' un vecchio con il c... flaccido". "Quando si caga addosso per Ruby ci chiama". I pm la invitano a comparire il 1° febbraio. Il legale, Daria Pesce, ad Affaritaliani.it: "Si prerenterà davanti ai magistrati". Iris Berardi, l'altra minorenne ad Arcore: nuovo scandalo. Nelle ville del premier prima di compiere 18 anni: "Da Papi 40mila €."

(nota di Neurasia: la Minetti in realtà è stravolta dal dolore e dalla rabbia perché ora il PAPI sa cosa lei pensa di lui, mica perché rischia di andare in galera!!!)

La seconda è Maria Makdoum, la danzatrice del ventre araba citata in una conversazione intercettata dell'ex prefetto Carlo Ferrigno. Lei ha raccontato dei festini a luci rosse ad Arcore: "Ognuna di noi - ha messo a verbale - si è seduta per la cena dove voleva. Finita la cena il presidente disse: 'E ora facciamo il Bunga Bunga e spiegò che cosa era, cioè una cosa sessuale". Poi ha aggiunto: "Le De Vivo in mutande e reggiseno. Il presidente le toccava e loro lo toccavano nelle parti intime. Si avvicinarono anche a Emilio Fede che le toccava il seno e altre parti intime. Poi la ragazza brasiliana con perizoma ballava il samba in maniera hard".

Ancora: "Anche le altre ragazze ballavano facendo vedere il seno e il fondo schiena. Tutte loro si avvicinavano al presidente che le toccava nelle loro parti intime. Sono rimasta inorridita. Se avessi saputo prima quello che si faceva alla villa non sarei andata". Infine, la giovane ha ricordato ai pm che "nel giugno del 2010 Lele Mora mi chiese se ero interessata a partecipare ad una serata ad Arcore (...) e se volevo fare parte del suo harem. Mi trasferii a casa sua da giugno ad agosto. Mi sono recata ad Arcore a luglio" e, prima di entrare nella villa, "si sono materializzate da una stradina laterale delle autovetture con i contrassegni della polizia di stato. Si trattava di una sola macchina con un lampeggiante". Quanto agli appunti manoscritti da Ruby e trovati dagli investigatori nell'appartamento a Genova che la giovane marocchina condivide con il fidanzato Luca Risso, e sui quali sono in corso accertamenti, sono riportate le somme che si aggirano attorno ad alcune centinaia di migliaia di euro che le sarebbero state versate - questo il sospetto dell'accusa - da Berlusconi o per conto di Berlusconi. (...)
da Affaritaliani.it

PS: provo a dimenticare che si tratta di chi ci governa e mi sembrano conversazioni che puoi ascoltare in un infimo bar di un quartiere malfamato... noi ci siamo ridotti così... non è solo una questione giuridica, ma anche e forse soprattutto morale, etica... c'è un minimo di dignità che l'uomo che riveste ruoli "pubblici" (proprio perché pubblici) deve preservare... questa gente non va offesa, denigrata, solamente denunciata, ... va cacciata a calci in culo il prima possibile perché i nostri figli devono poter vivere in un paese dove ai dialoghi  - si, anche ai dialoghi privati - dei nostri politici non deve essere premesso un avviso parentale del tipo "contenuti vietati ai minori di 18 anni" !!!!!!

mercoledì 26 gennaio 2011

Le donne calpestate non possono tacere

Noi donne calpestate, non possiamo tacere

lettera di GIULIA BONGIORNO pubblicata su Repubblica il 21/01/2011*

Caro direttore,
quando è in corso un'indagine che riguarda un personaggio pubblico, l'immancabile amplificazione mediatica che ne consegue è insidiosissima. Di solito, gli elementi divulgati sono soltanto quelli raccolti dai pubblici ministeri. Si finisce così per attribuire il crisma di verità a tesi parziali.

E l'idea che se ne fa l'opinione pubblica può risultarne alterata. Da avvocato, sento quindi l'obbligo di sottolineare che l'indagine sul premier Silvio Berlusconi non deve fare eccezione: prima di formulare giudizi in merito alla fondatezza delle accuse mossegli dalla Procura, bisogna senza dubbio attendere gli sviluppi processuali. Fatta questa doverosa premessa, voglio però subito precisare che non sono affatto d'accordo con quanti usano questo ragionamento come arma per stroncare ogni tipo di riflessione critica: in questi giorni ho infatti sentito invocare la presunzione di innocenza per mettere a tacere chi contestava non la consumazione di reati ma fatti storici oggettivamente emersi, fatti che nessun processo potrà mai cancellare.

In definitiva, se prima di condannare è necessario aspettare che si faccia chiarezza sulla sussistenza di certi reati, non si può ignorare che non tutto quanto è emerso in questi giorni è "in attesa di giudizio": il contesto oggettivo in cui sarebbero maturate le vicende processuali non ha improvvisamente squarciato un velo e mostrato un profilo imprevisto e del tutto inedito del premier.

Nelle aule di Milano si discuterà se Silvio Berlusconi abbia o meno consumato i reati di prostituzione minorile e di concussione, ma non erano necessarie le vicende sottostanti a queste contestazioni - né una sentenza - per conoscere la sua opinione sulle donne. Un'opinione che, se non ha rilevanza penale, ha tuttavia un'enorme rilevanza politica. Un'opinione da lui stesso espressa in modo inequivocabile con battute, barzellette, colloqui pubblici e privati. Un'opinione già delineatasi attraverso le dichiarazioni di Veronica Lario, quelle più recenti di Barbara Berlusconi (due testimoni molto attendibili), le vicende di Noemi Letizia e Patrizia D'Addario, nonché attraverso la singolare questione di alcune donne prima forse inserite nelle liste delle candidature alle Europee del 2009 e poi da quelle liste sicuramente scomparse. Quello che Silvio Berlusconi sembra maggiormente apprezzare nel genere femminile è l'avvenenza, al punto da far passare in secondo piano requisiti di ben altro spessore (credo sia rimasta impressa nella memoria di tutti la rozzezza della battuta all'onorevole Rosy Bindi); ancora meglio, poi, se a un aspetto fisico di un certo tipo si accompagnano giovane età, accondiscendenza e disponibilità ad abdicare al proprio spirito critico.

Di fronte a tutto ciò, ho sentito obiettare che si tratterebbe di questioni attinenti alla vita privata del premier e che dunque - appunto per questo - dovrebbero riguardare soltanto lui e la sua coscienza.

No, non è così.

Non c'è spazio per sostenerlo: lo stile e la filosofia di vita di un uomo che riveste la carica di presidente del Consiglio non possono non ripercuotersi sulla vita pubblica. Lo dimostra il fatto che Berlusconi, con le sue parole e i suoi comportamenti, ha inferto una ferita a tutte le donne italiane: alle donne che studiano e lavorano (spesso percependo stipendi inadeguati o, come nel caso delle casalinghe, senza percepirli affatto), a tutte noi che facciamo fatica un giorno dopo l'altro; alle donne che per raggiungere ruoli di rilievo non soltanto a certe feste non ci sono andate, ma hanno semmai dovuto rinunciare a vedere gli amici; a quante, invece di cercare scorciatoie, hanno percorso con dignità la strada dell'impegno e del sacrificio. E a coloro alle quali è stato chiesto, più o meno esplicitamente, di scegliere tra vita privata e vita pubblica, perché conciliare un figlio con il successo sarebbe stato troppo difficile: con il risultato che hanno rinunciato alla maternità o che ci sono arrivate ben oltre il momento in cui avrebbero voluto.

A ciascuna di loro - nel momento in cui le donne vengono scelte e "premiate" in base non al merito ma a qualcos'altro che con la professionalità, l'impegno, l'intelligenza ha poco o nulla a che fare - è stata riversata addosso l'inutilità del suo sacrificio.

Brucia, questa ferita. Brucia anche perché non sfugge che sono davvero in tanti a sottolineare, forse persino con un pizzico d'invidia, la fortuna e il fascino di un uomo più che maturo circondato da giovanissime più o meno avvenenti che si contendono i suoi favori, pronte a tutto pur di compiacerlo. Anche se, in un paese maschilista come il nostro, la complicità tra uomini turba ma non sorprende.

Ma non si tratta esclusivamente di una ferita inferta alla dignità della donna, c'è di più; mai le battaglie del presidente del Consiglio hanno coinciso con le battaglie delle donne. Basterebbe a tal proposito ricordare che negli elenchi delle priorità di questo governo, che via via vengono snocciolate, figura di tutto - in primis, battaglie contro magistrati "comunisti" - , ma mai, mai, battaglie a favore delle donne. Come se le donne non avessero problemi concreti e indifferibili.

Come si può ipotizzare che le leggi per combattere pm "politicizzati" siano più urgenti di quelle che dovrebbero venire incontro alle necessità di tutte noi?

E allora non copriamo con l'alibi del segreto istruttorio, o con il fragile scudo della privacy, ciò che segreto non è, e nemmeno riservato.

Ma sono le donne che per prime devono farsi forti della loro dignità e della consapevolezza del loro valore - senza distinzione di età, credo politico, provenienza geografica - per esprimere a voce alta lo sdegno che questa mentalità suscita, ne sono sicura, nella stragrande maggioranza di noi.

Se credono, gli uomini continuino pure ad ammirare e a sostenere Silvio Berlusconi; le donne, per favore, no.

*L'autrice dell'articolo è presidente commissione Giustizia della Camera